Si ritraggono i muri invisibili dell'insofferenza,
i punti di sospensione agitati fra le nuvole oscure
dei nostri sussurri, il pianto delle cose,
gli equivoci cigolii delle nostre voci sopite,
e muove un nuovo canto all'alba delle saracinesche
lasciate andare di nuovo sulla superficie
delle acque quiete oltremarine,
perchè si libera il senso del naufragio
di ancora altre opportunità perdute sopra
i vertiginosi vertici velati delle nostre vele,
mentre rimane il nulla alle spalle dell'orizzonte
immutabile, oltre l'aria che si specchia
sulle placide distese di vetro silente.
giovedì 8 gennaio 2009
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