domenica 18 gennaio 2009

Lo spaventapasseri

Lo spaventapasseri si alza sulla neve,
che si posa lieve sopra il campo
coltivato, una carota ha come naso,
e sembra evaso dalla solitudine che
lo ammanta di vesti desuete e di
maschere inquiete, e guarda l'orizzonte
che si staglia sempre uguale
sopra il monte.

Ma gli uccelli oggi non lo temono,
e scendono a quel simbolo di avelli
posandosi sulle sue spalle e braccia,
e sul cappello ed è purché non taccia
un gesto semplice d'amore, e delicati
lo toccano coi becchi e baciano gli
stecchi del suo legno ed i vestiti
che si piegano cuciti
al suo sostegno.

Ma immobile rimane il burattino
anche se ogni uccello si fa sempre
più vicino al volto e poi lo bacia
sulla guancia e ad uno ad uno dopo
se ne vanno. Finché non ne rimane
più nessuno e lo stormo torna al cielo
e vola via, e non rimane che un
triste manichino sulla periferia
del campo.

Ma lo spaventapasseri perde una
lacrima che si gela e infrange al
suolo, e nessuno saprà mai
del suo dolore, né che, per
una volta, ha avuto un cuore.

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