mercoledì 14 gennaio 2009

Evo Antico

C'immergemmo nel brucare delle palaffitte
sopra le piattaforme terramarine, e nella caccia
propiziata dai riti dimenticati nelle nebbie
che coprivano i boschi, e risalimmo oltre
il miscuglio dei metalli fino all'incrocio dei
fiumi e alle prime città sepolte sotto gli
strati della terra, conoscendo gli Dèi di
pellegrano ed i cunicoli sotterranei di
Vitamorte visitati da Astarte Dèa guerriera,
e muovendo oltre i confini guardammo
sorgere l'Impero sconfitto di Dario e di
Serse e travolto da Alessandro il Grande,
quando sotto gli scalpiti dei cavalli
macedoni fuggì l'ultimo Re dei Sovrani,
e la cadute dei generali di quello in guerre
senza fine e senza confine, e poi cadere
un sole di sangue sulle distese celtiche
ed il rombo violento delle trombe di Cesare
calcare la Gallia ed un nuovo assetto dare
all'Europa, più volte preso per essere perso
e poi ripreso in nuove forme, finché non pose
termine al continuo germinare dell'Impero
Arminio, il sagace guerriero che Varo
fulminò in un'imboscata.

E fu quello l'inizio di quel crollo che
prefigurò Ottaviano battendo e crollando
la sua testa contro un muro: - Vare, mihi legiones
redde, Vare mihi legiones redde. - E non aveva
mai fine il lamento, che viaggiava con il vento
sull'Impero ormai perduto ma che ancora
resisteva e rimase ancora a lungo tra
politici travagli e tra i sibili e i
sonagli delle lotte cortigiane, fino a che
con Odoacre fu anche Romolo
deposto, ed un'epoca nuova
venne a trovare posto nella storia.

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