Do una festa a casa mia, ma non viene specificato il motivo, e ci sono numerose persone presenti: spicca la presenza delle donne, che sorbiscono bibite da calici con grande grazia: durante la festa, mi viene presentata una cugina particolarmente bella e formosa, ma mi viene detto che prenderà stabilmente possesso della mia stanza, il che non mi fa piacere, ma neanche mi rammarica oltremodo. Alla festa è anche presente una mia conoscente di aspetto vagamente attraente, ma piuttosto sgradevole nei modi.
Durante la festa, vado a fare il bagno, e, dimostrandomi lungo nella toeletta, arriva questa mia conoscente, che, mentre io mi trovo al lavandino in accappatoio, si spoglia e si getta anche lei nell'acqua da me precedentemente usata, intanto parliamo, mentre io resto fermo vicino al lavandino:
- E ti amo non me lo dici? -
- Credo che non sia ancora ora. - Rispondo io.
- Perché aspettare? - O qualcosa del genere.
A questo punto esce dall'acqua e mi si mostra di spalle, il suo corpo, sebbene non sia esattamente rigonfio, è sformato e piuttosto spiacevole, sulle sue cosce si allargano chiazze verdi che rendono l'idea della malattia. Lei si piega sulla vasca restandomi di spalle e comincia a buttarmi addosso l'acqua della vasca raccogliendola con entrambe le mani e lasciandosela passare sui genitali, elastici e allargati come se dovesse partorire: è un gesto che trovo volgare e disgustoso, e così esco arrabbiato e inorridito dal bagno.
Raggiungo la mia stanza per vestirmi, ma la trovo occupata dalla mia bella cugina, di cui apprezzo il seno sodo e stabile, i capelli rossi evidentemente naturali, e le cosce piene e tonde, è girata di fianco, e la soffice peluria del pube si intravede attraverso le curve delle gambe, non porta altro che un reggicalze e delle calze rosa, non mi nota, ed io esco per non disturbarla. Borbottando a proposito delle donne raggiungo un'altra stanza, dove trovo due psicanalisti con alcune persone care ed un conoscente.
- Mi devo vestire qui. - Dico
- Faccia pure. - Mi risponde uno psicanalista.
- Il problema è che vedrete il mio pisello. - Rispondo
- Non si preoccupi, veniamo dalle zone più distinte di Torino. -
- Io invece sono stato confinato a un bar di questa zona. - A questa risposta, il dialogo termina, e l'inquadratura zooma sul volto del mio conoscente, che ci rimane male.
Mi vesto rapidamente, e torno nel bagno, dove trovo la conoscente che ha tracciato su pareti e specchi, vuoi con pennarelli, vuoi con stickers autoadesivi rossi luminescenti, motti e canzoni che a me non piacciono: lamentandomi, raggiungo il salotto dove ne scopro altri sopra l'armadio e che una sua amica, non proprio bellissima, ma piacente, l'ha aiutata a compiere l'opera di devastazione. Io comunque incolpo solo la conoscente, imponendole di rimuovere lo sfacelo che ha causato, mentre la sua amica rimane indifferente e non l'aiuta.
La conoscente inizia l'opera di rimozione in bagno, ma dopo poco si sposta in soggiorno, dove continua per alcuni istanti a rimuovere gli stickers, ma ( la scena qui si fa molto rapida, quasi vista alla moviola ) poi prende uno sgabello, o una scaletta d'acciaio, e portandola in balcone, tenta il suicidio rovesciandosi sopra i tetti appiattiti di costruzioni più basse che si trovano a parecchia distanza dal medesimo balcone, laddove precipita con un singolare, e rapidissimo, effetto di unzoom paragonabile soltanto a situazioni viste nei peggiori videogiochi, compresi ribaltamenti e rimbalzi del corpo ( in alcuni punti, ho avuto la sensazione che la scena fosse stata girata con metodiche digitali ).
Tento di chiamare un'autoambulanza al telefono, ma sbaglio più volte numero a causa del comprensibile nervosismo determinato dalla situazione, finché non arriva un medico che era stato chiamato per tutt'altra ragione, che non viene, comunque, dichiarata, ma, urlando al medico nella confusione generale che c'è stato un suicidio, cancello al telefono la richiesta di un'autoambulanza ( gesto chiaramente irrazionale, perché in un caso del genere l'ambulanza dovrebbe chiamarla comunque il medico ).
L'inquadratura si sposta all'interno di una stanza d'ospedale, che io vedo come da una porta aperta, in cui le barelle dei malati, mentre vengono portate dagli infermieri contro i muri, danno origine a una sorta di danza che sembra richiamare dei cerchi concentrici. C'è anche la ragazza che ha tentato il suicidio, non la vedo, ma so che c'è, e mi sento confortato dal fatto che sia sopravvissuta, ma anche infastidito dal fatto che, comunque, i suoi stickers dovrò togliermeli io da solo con unghie, acqua calda, alcool, e quant'altro ( o almeno, questi sono gli strumenti a cui penso sognando ).
La ragazza guarisce, e partecipa delle felicitazioni una popolare trasmissione televisiva, che si fa portavoce, parlando al telefono con un'infermiera dell'ospedale, che si presenta con nome e cognome, ma in riferimento a tutto lo staff medico, dei ringraziamenti di tutti, e anch'io, felice e sollevato, ringrazio.
domenica 18 gennaio 2009
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