Odi et amo: quare id faciam fortasse requiris,
Nescio, sed fieri sentio et excrucior.
L'esoterista russo G.I. Gurdjieff ha sempre sottolineato come i suoi
insegnamenti non venissero da lui, ma appartenessero all'alba dei
tempi, forse provenissero addirittura dal continente perduto di
Atlantide: vedremo in questo post come non solo Catullo sembri saperne
qualcosa, ma addirittura, in un semplice distico, sembri anticipare la
filosofia heideggeriana, e più in generale la psicanalisi, ma anche
George Lucas e " Guerre Stellari ", monumento cinematografico che,
come spesso avviene nell'occultismo, dietro il paravento della
fantascienza nasconde importanti insegnamenti esoterici; per ragioni
di maggiore chiarezza, nell'ambito dell'analisi verranno adoperati
comuni termini psicanalitici appartenenti alla contemporaneità:
Odi et amo:
Fin dall'inizio, l'Autore si concentra sulle passioni, il Lato Oscuro
dell'Odio e il Lato Chiaro dell'Amore esposti molto rapidamente,
vedremo in seguito come Catullo non lamenti, in realtà, l'esistenza
delle passioni, ma la sua incapacità di controllarle. Gli Eros e
Thanatos freudiani.
quare id faciam
L'Autore passa dall'emozione ( centro emozionale ), alla ragione
( centro intellettuale ), dal turbolento mondo dell'inconscio a quello
solo apparentemente più stabile della mente conscia, in realtà agitata
dal primo, cerca, insomma, di autoanalizzarsi, e questa è la prima
conferma che l'interlocutore è solo immaginario: il poeta si sta
autoanalizzando. Il passaggio è tanto più incisivo perché si tratta di
un rovesciamento implicito, l'Autore passa dalla definizione delle
emozioni, e dell'Inconscio, al tentativo di afferrarle, o meglio di
afferrarne la ragione, da parte della mente conscia.
fortasse requiris
Catullo sembra rivolgersi a un'altra persona, ma quel " fortasse ",
invece, implica come un senso d'urgenza, come se il poeta volesse, in
realtà, che qualcuno gli faccia una domanda alla quale possa tentare
di rispondere: in realtà, in senso squisitamente gurdjieffiano, sta
praticando la consapevolezza: si sta osservando dall'esterno, e si
accorge di essere agitato da passioni incontrollabili che lo muovono a
prescindere dalla sua Volontà.
Nescio
Una sola parola, perché Catullo ammetta di non conoscerci in
un'interessante rovesciamento del: " Gnothi sautòn " del tempio di
Delfi. L'autore ammette di non conoscersi, di non aver viaggiato
sufficientemente nei meandri dell'Inconscio.
sed fieri sentio
Catullo si concentra sull'intensità delle sue passioni, il verbo: "
sentio " implica in realtà che le passioni siano qualcosa di alieno da
sé: un po' come se l'Inconscio fosse qualcosa di totalmente
incontrollabile, e che ci parla in modo molto violento ed aggressivo:
vediamo di nuovo la mente conscia che, soggetta alle turbolenze delle
passioni cerca di prendere il sopravvento sopra le stesse sia pure nel
riconoscimento della sua passività. L'autoanalisi continua, ma
raggiunge risultati sconfortanti. Il poeta ci lascia intendere che sta
cercando di raggiungere la Consapevolezza, ossia un maggiore controllo
sulle proprie reazioni emozionali e sulla realtà che lo circonda e che
le scatena, ma che non ci riesce. In questo senso, cogliamo
l'impossibilità di " fare " gurdjieffianamente intesa, nonché la reale
prigionia del Libero Arbitrio dell'Uomo nell'ambito dei vincoli
imposti dall'oggettivo.
et excrucior
Una conclusione assai pessimista: il verbo excrucio, in latino, ha a
che fare con la tortura: in questo senso, entra in gioco il centro
motorio, e quindi, in senso lato, il corpo, quasi in un movimento di
somatizzazione della sofferenza scatenata dalle passioni. Il che, in
ultimo, richiama quasi una malattia, la malattia della nevrosi che,
stando a Catullo, non è quindi solo una cosa dei nostri tempi.
Catullo, dunque, anticipatore di George Lucas, anticipatore di Sigmund
Freud, ma anche di Gurdjieff. E, in questo senso, non possiamo non
vedere
in questo tanto breve quanto potente monumento letterario anche una
presenza della concezione heideggeriana del vivere come sentimento
nell'esserci e, quindi, riconoscere nel poeta novus qualcosa di
talmente nuovo da attingere veramente, per così dire, ai più alti
canoni della contemporaneità.
In ultimo, un documento letterario stupendo, una delle manifestazioni
più alte raggiunte dalla poesia di tutti i tempi, che dovremmo tenere
tutti registrata sul nostro quaderno preferito, sulla nostra cartella
più utilizzata di Windows, etc. Per conto mio, provvederò al più
presto a riportarla sopra il mio armadio-diario.
giovedì 15 gennaio 2009
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