Oggi ti invoco a me Iside Strega,
Sarò la tua congrega,
Perché sotto il mio semplice tetto,
La tua risposta aspetto,
Tu, la regina di tutte le cose,
Maestra della vita e delle rose,
Che sopra noi cadere fai l'argento
Che si sparge, e poi risale il vento,
Il mestruo delle stelle,
Di cui si parla in tutte le favelle,
Perché è gioia rara,
A chi t'ama, saper che gli sei cara,
Perché porti la luce,
Che del mondo la chimica conduce.
Di te seppe Lucrezio epicureo,
Ogni sapiente e saggio eracliteo,
Di come si trasformi nella terra
Ogni cosa di cui finì la guerra,
E di come si trovi in cuor la pace,
Se s'assenta il pensiero, e tutto tace,
Del perché con la trama e con l'ordito
Tu torni a sferruzzare il tuo cucito:
Il telo di Penelope che attende,
L'onore suo difende,
Lo sposo che la venga a fecondare,
E un altro giorno possa continuare,
Così ritorna Ra di sopra al cielo,
E tu ti posi, liberando il velo.
Così sopra ogni albero compite
L'amore che dà il seme con il frutto,
Si fonde così il tutto
In vortici e girandole infinite,
Ché le tue cosce sono le pianure,
Ed i tuoi seni sono le montagne,
I glutei son le parti sode e dure,
E i capezzoli tuoi son le castagne,
E le tue braccia sono quelle ali,
Son l'una all'altra uguali,
Che in spirale infinita fan volare
La Terra, l'atmosfera, il suolo, e il mare,
Attorno al Sole che li benedice,
Facendone di vita la matrice.
Così apri al Dio le cosce piene,
Ti si avvicina piano,
E poi te le carezza con la mano,
Ma fino a che dentro di te non viene,
E il seme sparge a nuovo nutrimento,
La causa d'ogni evento,
Rimane ad attardarsi nel tuo ventre,
Eppur son uno il prima, il dopo, il mentre.
venerdì 9 gennaio 2009
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