giovedì 4 dicembre 2008

Il Re Saggio

Non ci sarebbero stati occhi invisibili lì, lo sapeva bene, perché il
Castello di Krugelheilm, la mastodontica costruzione dei Nani ad uso e
consumo dell'umanità in tempi remoti, era stato schermato dalla Magia
durante le Guerre Elfiche. Quando una coalizione di Umani, Nani ed
Ultinòr si era formata per contrastare la spaventosa espansione degli
Elfi, resi pazzi dalla straordinaria bellezza della Triplice Gemma,
che ne scatenò un'espansione quale non si era mai vista nei Tempi
Antichi.
Ma si trattava di racconti leggendari, di mitologie nelle quali la
storia era inseparabilmente inestricata con la menzogna: e così entrò,
ritrovandosi all'interno di un ricchissimo colonnato in marmo bianco,
entro il quale si stendeva un tappeto ormai ridotto a brandelli e
polvere dal tempo, che portava ad un impressionante arco a sesto
acuto, quando l'immenso portale doppio, talmente grande che avrebbe
potuto facilmente ospitare un intero Tempio, si chiuse alle sue spalle
con fragoroso rumore.
Sapeva che sarebbe successo così, la Dinastia dei Thoranòr aveva
scelto quel luogo come dimora nella quale consumare, soli, gli ultimi
momenti prima della morte, ripensando al proprio passato: i sovrani
Thoranòr erano gli unici a praticare quel tipo di attesa, da un lato
crudele e barbarico, dall'altro nobile e meditativo, su tutte le Terre
di Magnithor: il portale si sarebbe riaperto all'avvenimento della sua
morte, permettendo ai suoi cari, che aveva già salutato tra le
lacrime, di riprendere il corpo affinché fosse ospitato nel Mausoleo
dei Grandi.
Attraversò il portale a sesto acuto, e qui l'antico tappeto lo
condusse alla Sala del Trono, esso era in pietra, ed era scolpito ai
lati esterni con teschi e simboli di morte, perché anche all'epoca
della fioritura del regno, un sovrano avrebbe sempre costantemente
dovuto ricordare che sarebbe dovuto morire, e che ciò l'avrebbe unito
col suo popolo per sempre, e che quindi, per evitarne le ire nell'al
di là, sarebbe stato opportuno servirlo con saggezza e amore.
Egli sedette, mentre rivoli di sangue gli scendevano dal naso e dalle
labbra: la sua malattia polmonare lo avrebbe condotto alla morte in
non più di un paio d'ore, e, secondo il Rituale della Meditazione
della Morte in uso presso i suoi progenitori da epoche perdute alla
memoria del tempo, egli ripercorse la propria vita alla rovescia:
tornò a vedersi mentre salutava la propria famiglia, ai primi sbuffi
ed alle prime nubi di sangue che si rovesciarono sul fazzoletto
all'inizio della malattia, al suo ruolo di condottiero per espandere
il Regno alle ricche montagne dominate dagli ultimi Orchi superstiti
dell'Evo Antico, e prima, prima ancora, alla sua Incoronazione,
quando, emozionatissimo e adolescente, per poco non laciò che si
rovesciasse dalla sua testa unta con l'Olio Sacro la corona postagli
sulla testa dal Gran Sacerdote, e a quand'era bambino, e, incurante
dei destini e delle problematiche del Regno, giocava felicemente con
gli amici alla pallapentola.
Di tutti quei momenti, essi erano gli unici che gli parvero veramente
felici, proprio perché così assurdamente egoistici: in seguito, il
peso via via crescente della responsabilità avrebbe sempre più
guastato la sua gioia, e ora, seduto su quel trono morente, vedeva i
pochi rimasugli di essa spezzarsi e andare in frantumi, mentre
attendeva di morire. Tuttavia, quando ormai era giunto ai respiri più
pesanti e dolorosi che mai avesse dovuto compiere, si accorse di un
nuovo momento di soddisfazione, più grande della felicità che mai
avesse percepito. Tutti i frammenti della sua vita vennero in
superficie come da una coppa d'acque non più in un certo ordine, ma
come sparsi in un mosaico galleggiante e ancora da comporre, e poi si
unirono in uno stupefacente effetto che non lasciava spazio al dubbio
o alla dissipazione.
Allora conobbe l'Estasi, e poi morì conoscendo il bacio dell'ultima
amante, e seppe che sarebbe stato accolto nella Grande Luce dello
Splendore senza Limite, dalla quale realmente proveniva il Rituale
della Meditazione della Morte: perché era stato un Re buono e saggio,
ed aveva provveduto al suo popolo, che ora, nel momento della sua
morte, senza sosta alzava nei Templi e nei Boschi Sacri preghiere in
suo nome.

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