Giace in disparte il calderone,
e tu, sconfitta e disperata,
le gambe lese sforzi dalla morsa
delle catene, e dalla dura corda,
e i lividi strappati sopra i polsi,
e alle caviglie guardi, e quasi piangi,
umiliata perché donna,
immolata perché saggia.
Ma non si spense in te l'antica fiamma,
e ancora muoverai dopo il tramonto,
alla tregenda che Cernunno invoca,
allora la tua luce non più fioca
ritornerà a brillare sotto i cieli,
e sarai di nuovo stella oltre le stelle.
giovedì 18 dicembre 2008
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