Scruti con sguardo attento tra le fronde,
Fra i tronchi, i rami nodosi e le foglie,
Ricordi da capanne e da villaggi,
Come finirono in urla i tuoi viaggi,
In torture, in sofferenze folli:
Capisti quanto sian le carni molli,
E fiacco e gracile l'essere umano,
Nato per far di sé concime al grano.
Di questo è ormai piena la tua vita,
Che con grande attenzione hai custodita,
Avevi tue speranze e tuoi ideali,
Ma adesso son rimasti solo i mali,
E' una protuberanza che si alza
Il fucile che sui fianchi ti rimbalza,
E' come una protesi in ferraglia,
Fatta da chi gli altri non eguaglia
Nelle sottili arti dell'amore,
E così si rende pari nel furore.
Intanto la jungla che ti circonda,
Viene estirpata onda dopo onda,
Dal napalm che precipita dal cielo,
Coprendo tutto, velo dopo velo,
Con la sua fiamma che, divoratrice,
Erinni perfida e vendicatrice,
Dissolve in liquido ogni vivente,
Finché non ne resta più voce, né niente,
Non c'è più debole, né cagionevole,
Che impietosisca l'abominevole
Fuoco che, assieme con i vecchi,
Distrugge i giovani e ne fa stecchi
D'ossa e di scheletri esposti al bruciore,
Ch'anche s'estinguono senza rumore,
E se ne rimarrà un povero osso,
Avrà fortuna a finire in un fosso.
Ma non ci pensi, ché devi guardare
Che un Viet Cong non ti riesca a ammazzare,
Perché ad un tempo cacciatore e preda,
Vedetta che vede ch'altri non veda
Il suo percorso, o la posizione,
Raggiunta compiendo la propria missione,
Ma non ti serve, ché un sordo tonfo,
Segna d'un altro il preciso trionfo,
Un'altra tacca posta sul fucile
Di un cecchino in un giorno d'Aprile,
Un altro buco posto sulla fronte
D'un militare cui farà da ponte
Per la rinascita in un nuovo mondo,
Che più pulito, oppure più immondo
Essere possa, ma non lo sai ora,
Perché con il tuo sguardo guardi ancora
Questo cielo che nei tuoi occhi resta,
Non più le foglie sparse o la foresta.
domenica 1 febbraio 2009
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