Come un bambolotto ti vedevo immobile
guardare le pareti del soffitto, e i tuoi capelli
privi di agilità crescevano sopra il dorso
della mia mano lasciandosi ricadere presi
nella stretta di una morte che viveva
dentro di te. Ripensavo a quando eri
bambina, ed il tuo sorriso raggiante
mi guardava dall'alto di una bambola
nuova che ti avevo comperato ed eri
felice, ed io piangevo lasciandoti
perché non volevo turbarti, mentre
adesso trattengo le lacrime di un dolore
che rimane in me, e che non strariperà
tra le rughe del mio volto invecchiato
nella perdita del tuo abbraccio.
Ma ora che sei andata via,
guardo il cielo di notte, e so
che sei una stella, e dietro il vetro
del mio balcone, oramai solo,
lascio scivolare le lacrime,
sapendo quanto può
essere duro, a volte, fare
quello che è giusto.
martedì 10 febbraio 2009
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