Analizzando il celebre testo di Salvatore Quasimodo, notiamo:
Ognuno sta solo sul cuor della terra
Solitudine tutt'altro che esistenziale: rappresenta, come sottolineato
dal cuore presente successivamente, il rapporto personale con il
Preservatore, che diventerà poi, con accezione molto diversa, il
Paracleto cristiano: è il cuore, infatti, che custodisce la vita, e,
se si estende la situazione ad ogni vivente ( metaforicamente per i
vegetali ), si arriva al " cuor della terra ", ossia, alla situazione
dei viventi generalmente considerata.
Ma, nella Qabbalah, il cuore corrisponde al Sole, perché è il Sole del
corpo umano, e che presiede alla circolazione sanguigna: il cuore è il
Simbolo della fragilità della vita, che, però, prosegue e si perpetua:
anche qui, dunque, assieme al Preservatore, il Creatore e il
Distruttore.
Trafitto da un raggio di sole
Con una sfumatura legata al Distruttore, Quasimodo intende qui il sole
come Creatore ( nel Paganesimo il Sole è a un tempo Creatore e
Distruttore ), nel senso che la vita si ripropone in ogni istante
grazie agli effluvii energetici dall'astro provenienti. Con un
meraviglioso rovesciamento, degno del più grande dei poeti Sufi,
dunque, Quasimodo intende, attraverso la Distruzione, la Creazione.
Notevole come, in ogni caso, nell'analogia tra Creazione e
Distruzione, venga riproposto di nuovo il Preservatore,
nell'opposizione tra la trafittura di spillo, ed il " nutriente "
raggio solare.
Interessante anche l'ulteriore presenza cabbalistica e implicita del
cuore, nel contesto, giacché viene spontaneo immaginare di venire
colpiti al petto, e, conseguentemente, viene tracciato anche un
parallelo interno al testo.
Ed è subito sera.
Al primo verso si ha una preponderanza del Preservatore, al secondo
del Creatore, al terzo, inevitabilmente, del Distruttore,
manifestantesi, come sempre, nella sera e nell'insorgere della
Tenebra. Tuttavia, quel " subito " è qualcosa di molto più di un
espediente metrico, o di un'accezione legata alla consumazione
dell'esistente. Rappresenta, infatti, anche il continuo consumarsi
della vita, sera dopo sera, e cioé, il suo consumarsi nell'ambito
dell'azione del Creatore, e quindi, la consustanzialità del
Preservatore nell'ambito delle altre due Figure. E così si manifesta
un altro tracciato, tra una considerazione generale della brevità
della vita ( Cfr. Edipo a Colono, di Sofocle: " Tanto la vita dura
meno di quanto pensi " ), ed una particolare dell'effimerità delle
giornate.
In ultimo, sottolineamo come gli antichi Saggi Pagani definissero la
realtà espressa da Quasimodo, con questa meravigliosa poesia,
attraverso, tra innumerevoli altre, le metatesi simboliche della
Chimera e del Leone Serpente Radiato. Questa poesia ci colpisce così
tanto perché è il Tao, e noi abbiamo per l'ennesima volta dimostrato
la necessaria presenza della Gnosi ( e quindi del risveglio della
Kundalini, come insegna Gopi Krishna ), nel Genio.
domenica 8 febbraio 2009
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